La colpa di indossare la Toga: Alatri è una provincia turca? I penalisti della Camera Penale di Roma disponibili ad assumere la Difesa come per tutti i cittadini imputati

Roma, 31 marzo 2017

Abbiamo il serio dubbio che la tristissima vicenda di Alatri, caratterizzata dall’incredibile morte di un giovanissimo, si sia svolta sotto il “regno” di Erdogan.

Un primo indicatore deriva dalle modalità dei fatti. Una barbara ed inumana aggressione per motivi futili.
Ma a questo, purtroppo, il nostro contesto sociale comincia ad abituarci.
Una patologia che può accadere anche in uno Stato di diritto caratterizzato da norme democratiche.

Queste caratteristiche, però, vengono clamorosamente meno nel prosieguo della vicenda.
Gli avvocati che assumono la difesa dei presunti autori dei fatti vengono  aggrediti fisicamente e inquietanti messaggi di minaccia proliferano sul web!

E a queste aggressioni non si ribella l’opinione pubblica, anzi: “I delinquenti non devono essere difesi!”.

E poco importa che solo a seguito di un processo si stabilirà chi è delinquente.

E poco importa che senza difesa qualunque processo sia semplicemente un pubblico linciaggio.

Ma l’ordalia barbarica non si ferma. E la qualità dei protagonisti “si innalza”,  diventa istituzionale.

Dato che per altra vicenda, in altro contesto – e ovviamente in altro processo –  uno degli indagati è stato scarcerato da altro giudice. Uno dei componenti del CSM, con ardita interpretazione del nesso di causalità, propone di mettere sotto procedimento il giudice che ha osato disporre questa scarcerazione.
La logica è inoppugnabile: se lo avesse tenuto in carcere non sarebbe stato protagonista dei fatti di Alatri.
A ritroso … sarebbe stato opportuno processare anche chi lo ha procreato.

Tant’è.

Si indaga  e si espone alla gogna mediatica un magistrato della Repubblica, censurando il contenuto di un atto processuale.

Atto che si può criticare, anche ferocemente.
Atto che può essere giudicato giusto o sbagliato.
Ma la cui opportunità non può essere oggetto di valutazione disciplinare, salvo venga adottato al di fuori degli schemi normativi.
Pena la violazione del principio dell’indipendenza della giurisdizione.

Appunto… “cose turche”!

Ancora più “turche” per il fatto che  proprio presso l’organo di autogoverno dei giudici, sempre pronto ad aprire una pratica a tutela dell’indipendenza del singolo magistrato non appena una qualche critica ad una sentenza venga resa pubblica, si ipotizzi di  censurare il contenuto di un atto giurisdizionale. Con buona pace della tanto sbandierata indipendenza.

E non possiamo non chiederci come mai, analoga solerzia non sia stata adottata in occasione dei suicidi di detenuti in carcere.

La Camera Penale di Roma indossa con orgoglio la toga e riconosce analogo sentimento a quei  magistrati che  mantenendosi indipendenti da ogni forma di indebita  pressione e da qualsiasi  condizionamento dell’opinione pubblica, esercitano la giurisdizione in piena autonomia.

Senza alcun timore.

Con questa consapevolezza, ed appunto senza timore, il Presidente della Camera Penale di Roma e tutti i  componenti del Direttivo  si dichiarano disponibili ad affiancare e supportare nella difesa, a titolo gratuito, i colleghi impegnati nella difesa degli indagati del procedimento  di Alatri.

Convinti  che in ogni processo ci debba essere un avvocato che difenda I DIRITTI E LE GARANZIE dell’imputato.
DI QUALUNQUE IMPUTATO.

 

Il Presidente e Il Direttivo della Camera Penale di Roma

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