Morte dei bimbi di Rebibbia: convocato il direttivo CPR per 2 ottobre

Martedì 2 ottobre alle ore 18 è convocato il direttivo della Camera Penale di Roma sul caso di Alice Sebasta.

Tutti i soci sono invitati a partecipare.

Riportiamo, di seguito, l’articolo odierno del Vice Presidente della CPR Vincenzo Comi su quanto accaduto presso il Carcere romano di Rebibbia.

Dal Il Dubbio del 26 settembre

Non può accadere e non può finire così. Una giovane madre malata, detenuta per spaccio di stupefacenti in attesa del processo e i suoi due piccoli portati con sé in carcere. Momento di estrema disperazione che finisce in una tragedia terribile. Al grido lancinante di “ora sarete liberi” la ragazza tedesca ha ucciso i figli lanciandoli dalle scale all’interno del penitenziario. La più piccola aveva solo sei mesi e il più grande un anno e sette mesi.
È inammissibile che tutto questo avvenga in uno Stato fondato sul diritto e sui diritti. E la Camera Penale di Roma – l’associazione dei penalisti della Capitale – sempre in prima linea sui temi dei diritti dei detenuti ha denunciato questo grave episodio e sta valutando altre iniziative.

Abbiamo scritto che non accetteremo l’indignazione formale e la sterile ricerca dei responsabili di quanto accaduto in un istituto di pena adeguato ad ospitare giovani madri con i figli. Ci domandiamo perché una giovane donna, affetta da una seria forma di depressione, e due bambini in tenera età siano stati di fatto abbandonati al proprio destino e come si sia potuto non cogliere il disagio che caratterizzava la sua detenzione.
Crediamo che le strutture penitenziarie debbano essere un luogo di redenzione e fornire adeguate opportunità trattamentali – a maggior ragione quando un soggetto sia malato – e che l’aspettare il processo in carcere sia solo l’eccezione legata a condizioni di particolare gravità e pericolo. Già la legge, nel caso di madri con figli minori conviventi, esclude la possibilità di carcerazione preventiva “salvo che sussistano esigenze cautelari di eccezionale rilevanza”. Abbiamo sempre sostenuto come i malati non si curino col carcere ma sembra di abbaiare alla luna. E le tragedie continuano.

La drammaticità dei fatti non consente ipocrisie: siamo convinti, e lo abbiamo scritto, che tra i responsabili di questa situazione ci sia una parte della magistratura che continua a mantenere ferma una visione carcerocentrica della funzione della custodia cautelare e della espiazione della pena. A ciò si aggiunga la mancanza di qualsiasi segnale da parte di un Governo che, invece di implementare le misure alternative alla detenzione e strumenti atti ad evitare percorsi ed esperienze inframurarie, minaccia provvedimenti legislativi di rigore che tali misure limitino ulteriormente.

Non siamo soli, oggi, nel sentire il disagio e l’importanza di evitare l’indifferenza sulla questione carcere. Oltre al Partito Radicale, da sempre in prima linea su questo tema, anche l’attuale Presidente della Corte Costituzionale Giorgio Lattanzi ha avvertito l’esigenza di portare l’intera Corte in carcere, per visitare i detenuti e parlare dei loro diritti. Che sono anche i nostri.

Vincenzo Comi
Vice Presidente della Camera Penale di Roma

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