Comunicato CPR sul caso Desiree.

“Se quella sera, la ragazza fosse stata a casa, io adesso non sarei qui in carcere”

Trovando “giustissimo” questo assunto, l’avvocata di uno degli imputati del processo per lo stupro e l’omicidio di una ragazza di 16 anni ha delineato, davanti alle telecamere del TGR Lazio, la sua linea difensiva.

E così, sono denunciati i familiari della giovane vittima che a suo dire avrebbero omesso il controllo, l’educazione e la protezione della minore, definita dalla legale molto, molto delicata cerebralmente, in quanto tossicodipendente, anoressica e con un handicap fisico”.

Senza entrare nel merito o efficacia della strategia difensiva, che appare improbabile quanto discutibile, la  CPR intende stigmatizzare la condotta professionale di chi, utilizzando frasi permeate da stereotipi di genere ha richiamato l’odioso, falso, atavico pregiudizio della donna al sicuro solo se vicina al focolare domestico e, conl’inqualificabile rivelazione di circostanze attinenti la sfera privata della vittima, oltretutto minorenne, ha abdicato alla funzione non solo difensiva ma anche sociale e culturale, propria dell’avvocato.

Ebbene, il contenuto di questa infelice intervista al TG Regionale del Lazio,  rende evidente quanta strada ci sia ancora da fare nell’educazione al rispetto per l’altro, nella lotta agli stereotipi di genere e nel controllo del corretto esercizio della funzione difensiva che non può e non deve in nessun caso essere piegata a ragioni diverse da quelle della garanzia dei diritti della persona, in seno al processo, sia essa imputata o parte offesa.

Il Direttivo.

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