Regina Coeli: ancora un suicidio di un soggetto debole nel silenzio assordante delle istituzioni

Roma, 26 marzo 2017

Ancora ieri l’ennesimo suicidio di un detenuto nel carcere di Regina Coeli.

Il giovane bosniaco aveva ventinove anni, in attesa di giudizio con l’accusa di tentato omicidio.
Si è ucciso dopo avere vegliato per poche ore la salma della figlioletta di un anno.
Poi lo hanno riportato a Regina Coeli. Lo hanno lasciato solo. E lui si è appeso alle sbarre annodando le lenzuola. Sempre lo stesso incredibile macabro rituale.
Era così difficile prevederlo?
Siamo arrivati a dieci casi di suicidio nelle carceri italiane solo nei primi mesi dell’anno in corso, il secondo in un mese a Regina Coeli.
Dilagano i suicidi in carcere a causa delle condizioni inumane e degradanti in cui sono costretti a vivere i detenuti. E’ in forte aumento il fenomeno del sovraffollamento carcerario.
Ed è arrivato il momento che in Italia e in tutto il Lazio anche che la giurisdizione si assuma le proprie responsabilità.
E’ aberrante l’assordante silenzio delle Istituzioni: a nessuno interessa il problema, l’unico modo per affrontarlo è consapevolmente dimenticarlo !
Noi penalisti romani però interveniamo con fermezza per denunciare l’illegalità delle condizioni carcerarie. La pena deve rieducare e non portare al suicidio!
Ci occuperemo del caso dei suicidi con una richiesta formale al Ministro della Giustizia Andrea Orlando, al Direttore del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria Santi Consolo, al Garante nazionale dei detenuti e a tutti gli altri organi istituzionali deputati. Chiederemo loro un incontro e all’esito dell’interlocuzione denunceremo e protesteremo. Per dirla con le parole di Cesare Beccaria “non esiste uno stato di diritto ogni volta che una legge permette che in alcuni eventi l’uomo cessi di essere persona e diventi cosa”.
Non faremo nessun passo indietro nella difesa della dignità dei detenuti, anzi solleciteremo e sosterremo ogni iniziativa destinata a ristabilire la legalità delle condizioni carcerarie, prima fra tutti l’amnistia.

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