“Non c’è un colpevole senza un processo,
non c’è un processo senza un avvocato.”
Il 30 gennaio ad Alatri due ignoti a bordo di uno scooter assassinavano il diciannovenne Thomas Bricca mentre si trovava in piazza con gli amici.
A distanza di alcune settimane, al comparire della notizia dell’iscrizione del nome di un indagato per il fatto nel registro degli indagati da parte della Procura della Repubblica, una mano ignota ha diffuso un volantino il cui tenore leggiamo con preoccupazione: “Egregio avvocato, tutta Alatri prova disprezzo e disgusto riguardo al suo operato (…) la riteniamo una persona cosciente della legge. Per questo inneggiamo alla giustizia che sarà difficile ottenere anche per vostra colpa. Le chiediamo, quindi, di rifletterci attentamente sopra”.
Dopo le minacce al Gip di Rigopiano insomma, il disprezzo e le minacce preventive per quell’avvocato che osasse difendere l’indagato, rendendosi complice delle sue malefatte.
È del tutto comprensibile che la gravità dei fatti per cui si indaga stimoli reazioni a volte scomposte, spesso dettate soltanto dal dolore per quanto accaduto e, quindi, in certa misura, comprensibili.
Qui però, la reazione eccede i limiti della comprensibilità ed è per questo che la Camera Penale di Roma avverte la necessità imperativa di ribadire con fermezza alcune cose.
Che un indagato non è un colpevole, perché soltanto il processo potrà individuarne uno; che l’accertamento dei fatti e delle responsabilità non può prescindere dalla celebrazione di un processo; che in seno al processo la funzione esercitata dalla difesa, parte essenziale, è imprescindibile per il suo funzionamento e che senza avvocati un processo non c’è nemmeno.
Le istanze forcaiole espresse con il volantino che commentiamo, purtroppo alimentate anche dalla subalternità di una certa politica deteriore, e che pretenderebbero additare un colpevole per il solo fatto della iscrizione di un nome nel registro degli indagati, sono figlie di una profonda ignoranza e sono inaccettabili, tanto più perché, dopo aver marchiato un colpevole in assenza di qualsiasi accertamento, pretendono di associare al delitto persino l’avvocato che, invece, svolge la sua imprescindibile funzione per espresso dettato costituzionale.
Il ministero dell’avvocato è l’unico, tra le professioni, che trova espresso richiamo nella Carta che all’art. 24 afferma che “La difesa è diritto inviolabile in ogni stato e grado del procedimento”. L’avvocato, dunque, non solo non intralcia la giustizia, ma la rende possibile.
Sappiano allora, i portatori di queste idee, che gli Avvocati non si faranno impaurire ne agiranno per altro comando che quello della Costituzione e della Legge; essi faranno il loro dovere sempre, perché Giustizia sia fatta, ben consapevoli che si distribuisce giustizia anche quando non si condanna.
L’avvocatura non si è piegata nemmeno di fronte alle minacce e agli omicidi dei terroristi, quando manifestarono la loro contrarietà ad essere difesi; non sarà certo un volantino affisso da mano ignota a farci desistere dal nostro dovere.
Il Presidente della CPR
Gaetano Scalise